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IV Domenica del tempo ordinario

Festa della presentazione del Signore

2 febbraio 2025

PRIMA LETTURA

Il profeta Malachìa scrive intorno al 450 a.C., mentre il popolo si chiedeva come mai il Signore permettesse che i malvagi prosperassero e i fedeli fossero oppressi da povertà e sventure. La risposta del profeta è una promessa: Dio sta dalla parte dei fedeli e interverrà per salvarli e per punire i malvagi.

Dal libro di Malachìa     3, 1-4

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».


Meditazione

La domanda del popolo: “Dio da che parte sta?”, attraversa tutta la storia e giunge fino a noi. Non sono pochi i cristiani che si fanno la stessa domanda. Noi sappiamo che la promessa fatta attraverso Malachia si è realizzata con la predicazione del Battista e soprattutto con la venuta di Gesù. Il Signore, con la sua morte e risurrezione, davvero ha purificato l'umanità, non con il fuoco del castigo, ma con quello dell'amore misericordioso. I discepoli del Signore, purificati dal battesimo e dal dono dello Spirito, non chiedono il castigo dei malvagi, ma offrono se stessi per la conversione dei peccatori.


SECONDA LETTURA

Dalla lettera agli Ebrei     2, 14-18

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.


Meditazione

Il Figlio di Dio è diventato come noi. Questa verità sconvolgente, praticamente incredibile, è al centro della nostra fede. Tutto quello che proviamo noi, eccetto il peccato, l'ha vissuto Gesù, dal mistero stupendo della nascita a quello tremendo della morte. Per questo possiamo rivolgerci a lui con la più grande fiducia, sicuri di essere accolti, compresi, consolati, aiutati, accompagnati nel cammino arduo della nostra umanizzazione e della nostra purificazione, per diventare degni figli di Dio come lui e giungere alla salvezza.


VANGELO


Dal vangelo secondo Luca     2, 22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

COMMENTO

In questa celebrazione liturgica convergono diversi elementi: la purificazione di Maria, che ha dato il titolo alla festa fino al 1960, la presentazione di Gesù al tempio, l’incontro di Gesù con il Padre e con il popolo, rappresentato da Simeone e Anna, la festa della luce, con la benedizione delle candele, inizialmente di tono penitenziale, diventato poi cristologico in riferimento a Cristo che illumina i popoli.

Fermiamoci sul vangelo. Sono necessarie alcune spiegazioni. 

La donna che partoriva era considerata dalla Legge impura per 7+33 giorni (fino ai 40 non erano consentiti i rapporti con il coniuge), a causa del sangue (se partoriva una femmina per 14+66 giorni: maschilismo ebraico?), poi doveva presentarsi al tempio e offrire un agnello o, se povera, due tortore o colombi, uno per l’olocausto e l’altro per espiare il peccato (cf Davide, salmo 51: “nel peccato mi ha concepito mia madre”!!!). Naturalmente Maria non ne aveva bisogno, ma umilmente osserva la Legge. Non sappiamo perché a questa purificazione Luca associ anche Giuseppe, dato che il padre non veniva considerato impuro. 

Ogni primogenito apparteneva al Signore, secondo la Legge, e doveva essere riscattato con una offerta in denaro al tempio, ma non era necessario portare il bambino a Gerusalemme. Per Luca quindi questa presentazione è molto di più che il rituale del riscatto, è la vera e propria offerta di Gesù al Padre. Così l’evangelista ci presenta Maria e Giuseppe come poveri che osservano la legge e vanno anche oltre l’indispensabile, perché hanno tra le mani il figlio di Dio e il salvatore del mondo.

La scena è arricchita e spiegata con l’intervento dei vecchi Simeone e Anna, che rappresentano nello stesso tempo Israele e l’umanità, che hanno atteso nella preghiera e nell’osservanza della Legge la venuta del Messia.

Simeone, mosso dallo Spirito, accoglie il bambino e nella sua vecchiaia si apre alla certezza che la morte non vincerà ma aprirà la strada alla luce definitiva, quella che lui stringe tra le braccia. La missione messianica non sarà senza lotta e sofferenza: il figlio e la madre, la quale qui rappresenta il vero Israele, attraverseranno la passione, che però sarà causa di salvezza per tutti coloro che si lasceranno illuminare da Cristo. Nessuno potrà restare nascosto, ma di fronte alla luce di Cristo, che splende dalla croce, ciascuno dovrà fare la sua scelta.

Anna, ascolta anche lei la profezia di Simeone e non solo loda il Signore, ma diffonde la bella notizia e risveglia la speranza della salvezza. In lei, vedova, si rispecchia l’umanità povera e sofferente, ma pia, che trova la sua speranza in un bambino ancora in fasce. E siccome dopo la morte del marito non si è più risposata, diventa anche simbolo della vergine di Israele che sposa il suo Signore e gli rimane fedele. 

In conclusione Luca apre il capitolo del silenzio del Messia a Nazaret. Per 30 anni nessuno si accorgerà della sua presenza, ma il Padre è con lui e lo Spirito lo prepara alla sua missione.

SPUNTI PER L'ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA 

  1. Gesù, presentato al tempio, incontra suo Padre e il popolo che deve salvare. Anche noi nel battesimo abbiamo incontrato il Padre e la Chiesa e abbiamo ricevuto la missione da svolgere in questo mondo.
  2. Maria e Giuseppe rispettano scrupolosamente i precetti della Legge di Mosè, anche se non ne avevano necessità. Anche noi siamo chiamati a incarnarci nella cultura del mondo odierno, per purificarla e renderla sempre più umana e corrispondente al progetto salvifico di Dio.
  3. Gesù non ha chiesto la punizione dei suoi crocifissori, ma il perdono misericordioso del Padre. Questo rimane per noi non solo un esempio, ma un preciso impegno di somiglianza con Gesù.

PROPOSTA DI IMPEGNO

Solo Simeone e Anna hanno riconosciuto in Gesù il Messia. Proviamo a riconoscere in ogni persona un figlio di Dio da amare.


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