Israele è tornato dall'esilio babilonese, la vita civile e religiosa deve essere reimpostata. Esdra e Neemia si rendono conto che, senza l'ascolto e l'osservanza della Legge, questo non sarà possibile. La liturgia che viene qui narrata è una bellissima icona di come la Parola di Dio va proclamata dai ministri e accolta dai fedeli.
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».
Il popolo è desideroso di ascoltare la parola di Dio e i sacerdoti si sono preparati e la spiegano benissimo. Cosa manca alla Chiesa di oggi in Italia, perché questa esperienza si ripeta ogni domenica? Possiamo iniziare a pregare lo Spirito Santo, perché aiuti i preti a prepararsi meglio, per aiutare i cristiani di oggi a gustare la bellezza della parola di Dio e a sperimentarne la fecondità nella loro vita.
L’apostolo Paolo è consapevole dei disastri relazionali e spirituali che producono la divisione, l'invidia e l'orgoglio nella comunità di Corinto e in qualunque altra. Per questo si preoccupa di ricordare il principio dell'unità che è Cristo e di ribadire che tutti nella Chiesa abbiamo la stessa dignità, riservando i privilegi ai più deboli.
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
[Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni?
Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
Siamo un solo corpo. Una verità che si scontra con l’individualismo imperante non solo tra le persone, ma anche tra i popoli e le nazioni. Da qui nasce l’autodifesa a oltranza, l’egoismo e anche l’aggressività: l’altro, diverso da me, non fa parte di me, invade il mio spazio, mi toglie qualcosa di mio, è mio nemico. Purtroppo anche i cristiani che fanno la ‘comunione’, spesso sono contagiati da questo ‘virus’. Gesù è venuto per guarirci e salvarci: sulla croce e nell’Eucaristia ha fatto di tutti noi il suo corpo.
Luca evangelista dichiara apertamente di non essere tra i testimoni oculari dell'azione di Gesù, ma sa di avere il diritto-dovere di parlare di lui; fa indagini e scrive i 'fatti', per offrire a tutti la possibilità di credere con convinzione in Gesù e nel suo vangelo. La scena che si svolge a Nazaret è per Luca il discorso programmatico della missione evangelizzatrice e salvifica del Messia, annunciato dai profeti.
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
La prima lettura è un bell'invito a tutte le comunità cristiane e in particolare ai ministri-servi della Parola a celebrare con cura le liturgie, perché siano vive e fruttuose. I ministri devono preparare con attenzione l'ambiente perché sia accogliente e permetta a tutti di ascoltare agevolmente la Parola; ma soprattutto devono preparare se stessi per leggere bene i testi e per spiegarli in modo che tutti possano comprendere, anche i piccoli e meno colti. I fedeli, da parte loro, devono arrivare alla celebrazione con il desiderio di ascoltare e l'impegno di vivere la Parola, riconoscendosi peccatori, ma soprattutto lasciandosi trasformare da essa, per vivere con gioia i doni di Dio che salva la vita dei credenti.
E Paolo, da parte sua, nell'enumerare i carismi, mette ai primi posti i doni che riguardano la proclamazione del vangelo, fatti a coloro che sono e devono considerarsi non 'padroni', ma 'servi' della parola di Dio che devono annunciare prima con la vita e poi con la voce.
Il brano evangelico, che viene proclamato oggi, mette insieme il prologo con la presentazione di Gesù, profeta, a Nazaret; cioè, intreccia la storia umana con la fede nel Messia.
La dichiarazione dell’impegno di Luca come storico va letta all’interno della cultura del tempo. Gli storici antichi non facevano la cronaca documentata degli avvenimenti, come i moderni (più o meno, dato che non esiste da nessuna parte né la cronaca né la storia ‘oggettiva’), ma nella narrazione degli avvenimenti inserivano la loro interpretazione.
Così possiamo fidarci dell’impegno messo da Luca nel raccogliere documenti e testimonianze, ma nello stesso tempo dobbiamo riconoscergli la libertà di sistemare il materiale, di ciò che Gesù ha fatto e insegnato, secondo i propri criteri e di adattarlo alla propria visione, all’impianto che egli vuol dare al suo racconto, adattandolo ai destinatari del suo vangelo, (attraverso Teofilo, probabilmente amico ed editore di Luca, possiamo riconoscerli come cristiani provenienti dalla cultura greca e pagana).
Infatti Luca racconta tutto il ministero pubblico di Gesù con un solo viaggio di salita a Gerusalemme, facendo di essa il centro del mondo, da dove il vangelo deve diffondersi ‘fino ai confini della terra’ (At 1,8) e per questo cambia l’ordine delle tentazioni rispetto a Matteo, racconta che l’ascensione avviene a Gerusalemme…; il ‘suo’ Gesù è particolarmente misericordioso e vicino ai peccatori, alle donne, agli emarginati, prega e insegna a pregare… Nello scrivere ha un solo scopo: offrire i fatti che permettano di fare un atto di fede umanamente ragionevole e spiritualmente pieno.
La liturgia ci fa fare un salto di tre capitoli al momento in cui Luca, anticipando il ritorno di Gesù a Nazaret, gli fa pronunciare il discorso programmatico della sua missione messianica (in Marco e Matteo è più avanti, dopo il racconto di molti miracoli). Gesù, dopo il battesimo e le tentazioni ha iniziato a predicare e la sua fama si è diffusa nella regione. A Nazaret non si presenta con i miracoli, ma con la predicazione. Citando Isaia, si proclama Messia e dà l’annuncio del giubileo della salvezza, rafforzandolo con la dichiarazione profetica: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». È interessante notare come tutte le promesse di liberazione e di guarigione di Isaia possano essere interpretate in senso ‘spirituale’ oltre che 'fisico'.
In questa maniera Gesù interpella i suoi paesani per una risposta di fede, che non si basa sulla ‘visione’ di miracoli ‘spettacolari’, ma sulla fiducia nella parola profetica. Gesù chiede di rispondere con la fede, sottolineando la corrispondenza tra la predicazione del Battista, l’investitura battesimale, che ha ricevuto al Giordano, il suo insegnamento, la parola del Primo Testamento e l’attesa della salvezza, che ciascun vero israelita doveva coltivare nel cuore.
Come fa Gesù a dire: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato?». Lo dice in due sensi: il primo riguarda lui stesso, infatti con la sua venuta il Padre ha mantenuto la promessa di mandare il Messia salvatore del popolo; il secondo riguarda gli ascoltatori: la parola per loro si realizza, cioè, ricevono la salvezza che Gesù porta, se e nella misura in cui hanno aperto davvero le orecchie e il cuore al suo annuncio.
SPUNTI PER L'ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
Cerchiamo di arrivare un po' in anticipo alla celebrazione eucaristica, per prepararci ad un ascolto attento e gioioso.