Come fare a distinguere le persone veramente brave e buone da quelle che sembrano, ma non lo sono? Il Siràcide offre un criterio: essere attenti al modo di pensare di ogni persona, che si esprime in ciò che dice nelle conversazioni.
Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti. I vasi del ceramista li mette a prova la fornace, così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo. Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore. Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini.
Oggi è certamente molto difficile distinguere le persone sincere da quelle false solo in base alle parole. Bisogna avere la possibilità di vedere le azioni e le scelte. Questa parola di Dio può aiutarci a rivolgere l’attenzione a noi stessi: le nostre parole corrispondono sempre a ciò che crediamo vero e giusto? Gli altri vedono in noi una corrispondenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo?
Paolo conclude il grandioso capitolo 15, in cui ha ribadito con forza il kerigma evangelico: Cristo è risorto e anche noi risorgeremo con un corpo simile al suo. Cristo ha vinto definitivamente, così la Legge, il peccato e la morte non possono più nuocere. Confermata la speranza della risurrezione, per Paolo è normale terminare, esortando i cristiani a vivere questa vita con maggiore impegno nel seguire il Signore.
Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?».
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Bello sapere di aver già vinto, grazie a Gesù. Credere in lui e impegnarci ad amare i fratelli, così come siamo capaci (è questa “l’opera del Signore”), ci rende vincitori sul male, in qualunque forma si presenti nella nostra vita. Qualche volta possiamo vacillare sotto il peso delle difficoltà, ma il pensiero del Paradiso e l’aiuto dello Spirito ci sostengono e ci danno forza. Don Bosco diceva ai Salesiani: “Un pezzo di Paradiso aggiusta tutto”.
In questo brano Luca raccoglie alcune parabole. Gesù si rivolge ai suoi discepoli per ammonire coloro che nella comunità cristiana avranno il compito di istruire gli altri sulla sequela evangelica. Nessuno potrà pensare di prendere il posto del vero Maestro, sarà approvato colui che fa uscire dal cuore ciò che ha insegnato Gesù e conduce i fratelli a lui.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Ci può meravigliare il fatto che sia nella prima lettura, come nel vangelo venga data importanza alla parola, per riconoscere una persona che sia veramente retta e buona e non copra con le parole il proprio pensiero e le proprie azioni. Ma in entrambi i testi, come anche nel salmo 91, viene usata l'immagine dell'albero e dei suoi frutti, così la Parola di oggi mette insieme pensiero, parola e azione per riconoscere una brava persona in senso umano e religioso/cristiano.
Scendiamo nel dettaglio del brano evangelico.
I rabbini insegnavano che i pagani sono ciechi, riguardo alla conoscenza di Dio, ed essi si presentavano come guide capaci di prenderli per mano e guidarli alla conoscenza della verità. Gesù dichiara che anch'essi sono ciechi, perché rifiutano di vedere la presenza di Dio in lui e nel suo insegnamento; quindi, non solo non possono guidare nessuno, ma certamente cadranno nel fosso dell'ignoranza, dal quale solo lui potrà trarli fuori.
Ciò che vale per i rabbini, vale anche per i 'maestri' cristiani: nel momento in cui vorranno guidare altri, interpretando a modo loro il vangelo o andando oltre, diventeranno ciechi per la loro presunzione e manderanno altri fuori strada. Il discepolo veramente tale, potrà diventare 'come' l'unico Maestro, Cristo, quando, preparandosi bene, vivrà ed insegnerà tutto e solo ciò che ha fatto e insegnato Gesù.
È quindi decisivo che, chi nella Chiesa ha il compito di aiutare i fratelli a conoscere il Signore e a vivere il suo vangelo, lo viva egli per primo, così il suo occhio e la sua vita saranno limpidi e avrà la capacità di vedere le mancanze degli altri e, umilmente e dolcemente, aiutarli a superarle.
Come riconoscere un discepolo autentico, a cui rivolgersi per farsi aiutare a seguire il Signore? La metafora dell'albero e dei frutti risponde a questa domanda. Come il frutto buono, che chiunque può vedere e gustare, rivela la bontà dell'albero, così chi mostra nella sua vita frutti di fede e di carità e aiuta altri a vivere il vangelo, può essere riconosciuto nella comunità come punto di riferimento autorevole.
L'ultima parabola presenta il cuore come una cassaforte che contiene ciò che la persona considera prezioso; non sono gioielli o denaro, ma convinzioni radicate che determinano le scelte, le parole e le azioni della vita. È molto interessante il verbo usato: sovrabbonda. Fa capire che sia nel bene che nel male ciò che il cuore contiene viene necessariamente fuori, non può essere frenato o nascosto a lungo e prima o poi rivela ciò che la persona ha deciso di essere. È bello pensare che, se coltiviamo nel nostro spirito l'amore del Signore e dei fratelli, il cuore si trasforma da contenitore in sorgente che distribuisce gratuitamente la sua acqua salutare a chi ha sete.
SPUNTI PER L'ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
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