II Domenica dopo Natale

II Domenica dopo Natale

PRIMA LETTURA

All’inizio del II sec. a.C. Israele si confronta con la cultura ellenistica. Ben Sira scrive la sua opera per difendere la religione dei padri dall’influenza greca, che sta diventando eccessiva e pericolosa. In questo brano continua la personificazione della Sapienza che viene da Dio e che Israele riconosce nella Legge di Mosè. I cristiani invece identificano la Sapienza nel Verbo incarnato, Gesù Cristo. 


Dal libro del Siràcide 24, 1-4.12-16 (NV)  [gr. 24, 1-2.8-12] 

La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.

Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata, nella santa assemblea viene ammirata, nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:

«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti”.

Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creata, per tutta l’eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion.

Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora».


Meditazione

La cultura imperante nel nostro mondo privilegia ed esalta l’opinione (tutti hanno la verità in tasca e possono manipolarla a piacimento) e disprezza la sapienza, e quando la incontra la deride o la combatte. La sapienza, dono dello Spirito, che il Signore non nega a chi la chiede con sincerità (cf Gc 1,5), ci rende capaci di cercare con amore la verità, di trovarla nella Parola, nei profeti del nostro tempo e nel nostro cuore, di rispettarla e di comunicarla generosamente con semplicità e umiltà.


SECONDA LETTURA

La prima parte è costituita da un inno liturgico che l’autore prende in prestito come introduzione alla sua lettera. Dio è ormai riconosciuto come il Padre del Signore Gesù e i beni portati da lui non sono materiali, come era prevalente nel Primo Testamento, ma pienamente spirituali. La seconda parte è costituita da una lode alla comunità di Efeso e una incessante preghiera dell’Apostolo per la crescita degli Efesini nella conoscenza del Signore. 


Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1, 3-6. 15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

Perciò anch'io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.


Meditazione

L’amore di Paolo per la sua comunità raggiunge anche noi oggi. Ci invita a contemplare il dono che Dio Padre ha fatto a tutta l’umanità: suo Figlio Gesù. Come siamo immersi nell’aria e avvolti dalla luce e dal calore del sole, ancora di più viviamo, respirando l’amore di Dio, reso visibile da Gesù e diffuso dallo Spirito Santo. Abbiamo a disposizione il dono della sapienza, che ci aiuta a fissare lo sguardo e ogni desiderio nei beni spirituali, capaci di farci vivere in anticipo il Paradiso. 


VANGELO

È questo il prologo del vangelo secondo Giovanni. L'evangelista raccoglie in un inno i temi fondamentali di tutta l'opera: Gesù è il Figlio di Dio, è venuto nel mondo per rivelare l'amore del Padre, diventando in tutto uomo come noi, è stato rifiutato, ma ha realizzato la sua missione, donando agli uomini il potere di diventare anch'essi figli di Dio in lui.


Dal vangelo secondo Giovanni 1,1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me,

perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

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COMMENTO

Gli apostoli hanno capito bene la bella notizia di Gesù solo nella sua passione, morte e risurrezione. E questo è l'annuncio che hanno portato al mondo: il Messia è il Figlio di Dio, che è morto e risorto per renderci figli di Dio come lui, liberandoci dal peccato.

L'annuncio è diventato racconto e riflessione teologica e il risultato maturo di questo processo di fede si trova nei quattro vangeli, che si possono definire così: il racconto della passione, morte, risurrezione e apparizioni di Gesù, con un'ampia introduzione.

Gli apostoli hanno potuto raccontare, per esperienza diretta, l'insegnamento e le opere di Gesù durante la vita pubblica. 

Quello che è avvenuto alla sua nascita, sono andati a ripescarlo in un secondo tempo, anche attraverso la testimonianza di Maria, la madre di Gesù. Marco non se ne interessa, Matteo e Luca vi dedicano i primi due capitoli del loro vangelo. Essi però non ne fanno una cronaca, invece presentano gli avvenimenti in una cornice teologica che mostra la realizzazione in Gesù delle promesse di Dio e dell'attesa di tutto il Primo Testamento, insieme alla nascita da Maria senza concorso di uomo, che conferma l'origine divina di Gesù e la sua piena umanità.

Giovanni va oltre e, nel prologo con acutezza estrema, proietta lo sguardo nell'eternità. Per questo il simbolo del suo vangelo è l'aquila.

“...noi abbiamo contemplato la sua gloria”. L'evangelista è stato vicinissimo a Gesù, ha condiviso alcuni anni di vita quotidiana, lo ha toccato nella sua 'carne'. Ora sa che questa carne umana, debole e mortale, apparteneva al Figlio eterno del Padre e gli ha permesso di rendere visibile il volto di Dio e sperimentabile il suo amore. 

Per questo, rubando le prime parole alla Genesi, l'evangelista stabilisce l'inizio di tutto non nella creazione del cielo e della terra, ma nell'eternità abitata da Dio Padre e dal Figlio. La nostra storia umana, quindi, inizia nell'amore eterno del Padre, che insieme al Figlio crea tutte le cose, e l'uomo a sua immagine. 

La creazione richiede anche la rivelazione, altrimenti l'uomo non potrebbe conoscere l'amore da cui ha avuto origine. Questo comporta che il Figlio si renda presente nel mondo. Lui è la vita, lui è la luce del mondo. Ma la sua venuta ha evidenziato il dramma: la luce si scontra con le tenebre, che tentano di oscurarla, ma sono sconfitte; coloro che avrebbero dovuto accogliere a braccia aperte la vita, l'hanno respinta e hanno preferito la morte.

Ma il Figlio incarnato non si è arreso, ha dato la sua vita perché quelli che accolgono il suo dono diventino veri figli di Dio, come lui. Così la luce vince sulle tenebre, l'amore vince sull'odio, la vita vince sulla morte, sempre. 

Il natale del Signore, mentre fa memoria della sua incarnazione, ci pone di fronte alla scelta che non si fa una volta per tutte, ma va rinnovata ogni giorno: lasciare le tenebre per essere avvolti dalla luce di Cristo, rifiutare l'odio per vivere nell'amore che lui ci ha insegnato e mostrato, sfuggire alla morte e gustare la vita piena e abbondante, che lui ci ha portato dal Padre. 


SPUNTI PER LA MEDITAZIONE E LA PREGHIERA 

  1. Siamo stati creati a immagine del Figlio. La struttura del nostro essere e del nostro esistere è filiale. Il dono di Dio va riconosciuto, accolto e vissuto. Siamo già figli, per dono gratuito di Dio, ma siamo anche chiamati a diventarlo ogni giorno.
  2. Il dramma del rifiuto ci tocca tutti, lo sperimentiamo dentro e attorno a noi. Il Signore non si è tirato indietro ed è arrivato fino a dare la vita. Se siamo figli, non possiamo arrenderci, ci tocca lottare fino alla fine contro il male, che è dentro e fuori di noi.
  3. Essere figli è all'origine dell'essere fratelli. Abbiamo un unico Padre, siamo creati sul modello del Figlio, tutti gli uomini sono nostri fratelli, anche quelli che non lo sanno. Accogliere il Verbo incarnato oggi possiamo farlo, accogliendo i fratelli, specialmente i piccoli, i deboli, i poveri e i bisognosi.
  4. Gesù ha condiviso in tutto la nostra condizione umana, eccetto il peccato. La Chiesa e ogni cristiano, nei rapporti con il mondo e con la cultura, hanno il modello dell'incarnazione: non giudicare, conoscere, condividere valori e sofferenze, rivelare l'amore di Dio, condurre al Padre.


PROPOSTA DI IMPEGNO

Scegliere un comportamento verso gli altri, che ci faccia somigliare un po' di più a Gesù.


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