IV Domenica di Avvento
IV Domenica di Avvento
PRIMA LETTURA
I re discendenti di Davide non hanno portato pace e prosperità, ma violenze, ingiustizie e corruzione. Il profeta Michea alza la voce e annuncia che il Signore sta per mandare un re pacifico, che pascerà il popolo con giustizia. Michea forse pensava a un re che sarebbe arrivato in breve tempo, ma il Signore realizzerà questa profezia 700 anni dopo, con Gesù.
Dal libro del profeta Michea 5,1-4a
Così dice il Signore: «E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!».
Meditazione
Il Signore Gesù non porta la pace, è lui stesso la pace, cioè il dono di Dio per la vita piena dell’umanità. A noi tocca una cosa semplice: accoglierlo. Ma vediamo che noi uomini, fin troppo spesso, preferiamo inseguire non la pace, ma la felicità a modo nostro, per noi stessi, al di sopra delle teste e dei cuori degli altri. Il Signore ha mantenuto la promessa fatta attraverso il profeta, e la mantiene ogni giorno. Verifichiamo se noi stiamo facendo la nostra parte.
SECONDA LETTURA
Già nel Primo Testamento i profeti erano giunti alla convinzione che non erano i sacrifici di animali a ottenere il perdono dei peccati e la benedizione di Dio, ma l'obbedienza alla sua volontà. Gesù realizza in pieno la volontà del Padre, offrendo se stesso in sacrificio, e così abolisce definitivamente i sacrifici antichi e li sostituisce con il proprio. I cristiani, per essere purificati e santificati, devono immergersi nel sacrificio di Cristo.
Dalla lettera agli Ebrei 10,5-10
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Meditazione
Un corpo per il sacrificio. Ma non per soffrire. Un corpo per rendere visibile la volontà di amare ad ogni costo, fino a fare dono di questa vita mortale, per affermare il primato della vita divina che ci portiamo dentro grazie al sacrificio di Gesù. Infatti, sacrificio non vuol dire sofferenza, ma rendere sacra una realtà di questo mondo, rendere sacra, cioè eterna, la nostra vita attraverso il dono di sé per amore di Dio e dei fratelli.
VANGELO
Luca non racconta un fatto di cronaca, ma un evento di salvezza. Maria è l'Arca della Nuova Alleanza, perché porta in grembo il Messia salvatore. La sua visita a due rappresentanti del Primo Testamento, segna la realizzazione delle promesse di Dio, l'annuncio della pace e la consegna della gioia, frutto della presenza del Messia.
Dal vangelo secondo Luca 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

COMMENTO
Maria ha appena detto ‘sì’ all’angelo e ancora non si rende ben conto di che cosa le ha cambiato la vita. Sa solo di essere l’umile portatrice del più grande dono di Dio all’umanità, Gesù, figlio di Dio e figlio suo. Luca narra una bella scena di vita di famiglia, ma la sua intenzione va molto più in profondità. È giusto, infatti, e anche commovente, ammirare la prontezza della carità di Maria che affronta un viaggio faticoso e rischioso perché, avendo saputo dall’angelo Gabriele che Elisabetta, ormai anziana, aspetta un bambino, è convinta che può aver bisogno del suo aiuto. Ma questa è una piccola cosa, perché certamente ci sono parenti e vicine più mature di Maria, pronte ad aiutare l'anziana gestante.
Il dialogo delle due madri in attesa, però, ci fa salire ad un piano profetico e teologico molto più denso e ricco. L’angelo ha detto a Maria che “nulla è impossibile a Dio” e le ha dato come segno la maternità di Elisabetta. Maria comprende allora che le due maternità sono collegate nel progetto di Dio e si muove proprio per realizzare questo collegamento che il Signore le ha fatto conoscere.
Quando Maria offre il saluto di pace, “shalom”, Luca attira la nostra attenzione su due frutti immediati: Giovanni sussulta nel grembo ed Elisabetta viene riempita di Spirito Santo. Giovanni, feto di sei mesi, riconosce il suo Signore, cui dovrà preparare la strada; Elisabetta benedice Maria e il suo bambino e nello stesso tempo, animata dallo Spirito, esprime la grande gioia di inchinarsi umilmente davanti al figlio di Maria perché è il Signore. Davvero Elisabetta diventa profetessa e parla a nome di Dio, mentre dichiara ‘beata’ Maria a motivo della sua fede: ha creduto pienamente nella realizzazione della parola del Signore.
Luca ci conduce così a comprendere che qui si incontrano i due Testamenti: il Primo, rappresentato da Elisabetta, che porta l’ultimo e il più grande dei profeti, Giovanni; il Nuovo, rappresentato da Maria, che porta il Messia atteso, colui che nel suo sangue inaugurerà la Nuova Alleanza.
Elisabetta testimonia che le profezie si sono compiute, che davvero Maria è la madre del Messia, che rende finalmente vero il Primo Testamento (senza Gesù, infatti, esso sarebbe incompiuto e in fondo portatore di promesse non realizzate).
Maria, da parte sua, nella testimonianza di Elisabetta, coglie il significato di quello che è avvenuto: al Signore è piaciuta la sua fede e per questo le è stata affidata la missione di essere madre del Salvatore. Tale beatitudine è sua per sempre (ma non solo sua, anche di tutti coloro che si fidano di Dio senza riserve) e sarà confermata da Gesù quando, rispondendo a una donna, la quale aveva ‘beatificato’ la madre, perché gli aveva dato il latte, disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,28). A Maria, più di tutti, appartiene questa beatitudine, perché in lei la Parola si è fatta carne e con la sua fede si è assimilata al Figlio, rendendo eterno il suo sì all’angelo. Proprio quel sì che, passando attraverso la croce (dove la maternità della nuova Eva si allarga a tutto il corpo del Figlio, la Chiesa), trova il suo compimento nell’abbraccio eterno con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Maria continua oggi a visitare ogni Elisabetta di questo mondo, cioè tutti coloro che sperano e pregano nell’attesa del Salvatore. Essi hanno già ricevuto da Dio il dono della fecondità, ciò significa che, dopo essere passati attraverso la sofferenza di credersi sterili, cioè incapaci di generare il bene, hanno riconosciuto che il Signore a tutti ha fatto dono del suo Spirito, perché possano portare frutti di conversione personale e di testimonianza per chi non crede e non spera più.
SPUNTI PER LA MEDITAZIONE E LA PREGHIERA
- Maria si muove in fretta, lascia la sua vita, il suo paese e i suoi programmi e corre per aiutare Elisabetta. È icona e vertice della Chiesa, la quale, portando Cristo, ha la missione di correre per offrire aiuto e salvezza all'umanità bisognosa.
- Due bambini, ancora in gestazione, ai quali è affidata la profezia e la realizzazione della salvezza. Bambini: vite che chiedono di nascere, di essere accolti e poi nutriti, educati... il tutto con amore. Chiedono molto e portano molto di più.
- Due madri, due figli: non più atteso uno, sconvolgente l'altro. Accolti nella gioia e nella fede. Ogni madre è un'arca dell'alleanza tra Dio e l'umanità. Ogni madre, è benedetta e beata, perché portatrice di un figlio dell'uomo, sì, ma, prima ancora, di Dio.
- Giovanni coglie prima di sua madre la presenza del Messia. I bambini sono antenne della vita, non parlano, ma sono in sintonia con Dio e con la vita; sintonia che trasmettono a chi li sa ascoltare con amore e con attenzione. I bambini indicano la strada per salvare questo nostro mondo.
PROPOSTA DI IMPEGNO
Portiamo la pace a un parente, amico o conoscente che non sta bene o vive qualche difficoltà particolare.