V Domenica di Quaresima

V Domenica di Quaresima

6 aprile 2025

PRIMA LETTURA

Israele è in esilio a Babilonia ed è tormentato tra il ricordo di un passato mai dimenticato, ma lontano, e la paura che il Signore non voglia ripetere i prodigi dell'Esodo. Il profeta Isaia rassicura e incoraggia il popolo: il Signore non vuole rinunciare a Israele e compirà un prodigio nuovo per liberare il suo popolo e ricondurlo a Gerusalemme.


Dal libro del profeta Isaia      43,16-21

Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti, che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono morti, mai più si rialzeranno, si spensero come un lucignolo, sono estinti: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?

Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi».


Meditazione

Anche noi oggi abbiamo bisogno di qualche profeta che ci incoraggi, che ci ricordi che il Signore non abbandona mai i suoi figli, anche se rispetta fino in fondo la loro libertà, fino a lasciargli fare il male. Possiamo essere noi questi profeti per i nostri fratelli, cristiani e non, che se la prendono con Dio per il male che c’è nel mondo?


SECONDA LETTURA

Paolo, un tempo prigioniero della Legge, ha sperimentato la libertà dello spirito che deriva dalla conoscenza e dal rapporto di fede e di amore con il Signore Gesù. Con il battesimo è iniziato il cammino di avvicinamento al premio della vita eterna: è questo il suo desiderio più profondo, che gli infonde la forza per correre verso la meta.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi         3,8-14

Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.

Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù


Meditazione

Bellissima questa ‘corsa’ di Paolo verso la perfezione dell’amore per Cristo e i fratelli. Già, perché non esiste amore per Cristo senza l’amore dei fratelli e nessuno è capace di amare davvero, senza rinunciare a ciò che ci fa concentrare su noi stessi e ci fa perdere di vista i bisogni e le attese dei fratelli, specialmente i più deboli.


VANGELO

Brano con una storia complicata. Probabilmente ha creato qualche difficoltà a coloro che, anche tra i cristiani, hanno inteso l'intervento di Gesù come un incentivo a commettere adulterio. Certo non è espresso nessun segno di pentimento della donna, ma il Signore ugualmente non la condanna, concludendo con l'esortazione a non peccare più. Per noi è vangelo della misericordia, affidata alla responsabilità di chi viene perdonato.


Dal vangelo secondo Giovanni         8,1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tutta via, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Mani di uomo che afferrano la mano di una donna per aiutarla a sollevarsi.

COMMENTO

È un brano particolare: tutti i commentatori sono concordi nel ritenere che non appartenga a Giovanni, somiglia di più a un testo lucano. Tuttavia i manoscritti antichi lo riportano nel vangelo di Giovanni. Per la Chiesa è comunque vangelo autentico e il fatto che lo proclami in quaresima indica che lo ritiene un bellissimo ritratto di Gesù e una piccola sintesi del suo insegnamento e della sua missione.

La situazione è drammatica e chiara: un peccato evidente, punito con la morte nella legge di Mosè; la cattiveria subdola degli scribi e farisei che utilizzano una donna come strumento per far cadere Gesù in trappola; il Messia che deve fronteggiare una piccola folla, sobillata dai farisei, e riuscire a sottrarsi a una trappola insidiosa.

Prima di parlare di Gesù, domandiamo agli avversari: se l’avete scoperta in flagrante, come mai portate solo la donna? E l’uomo dov’è? Mosè non aveva scritto che dovevano morire entrambi gli adulteri? Segno di una discriminazione maschilista e ipocrita. 

Come in altri passi, Gesù viene provocato a prendere posizione sulla legge di Mosè e risolve il problema da par suo. Non si mette in contrasto con la Legge, anzi invita gli accusatori a procedere alla lapidazione, ma li sferza con una annotazione bruciante: può farlo solo chi è senza peccato. Possiamo immaginare che, prima di piegarsi di nuovo a scrivere, abbia guardato bene in faccia i più anziani, che magari erano in prima fila.

Per due volte l’evangelista nota che Gesù scrive col dito per terra. L’ha ritenuto un gesto significativo, ma non dice cosa scrivesse e noi non lo sapremo mai. I commentatori danno varie spiegazioni del gesto: scrive i peccati degli accusatori; scrive nella polvere i nomi degli accusatori facendo loro ricordare Ger 17,13: “Sarà scritto nella polvere chi si allontana da te”; vuol far capire che non ritiene preoccupante la sfida a cui è chiamato…

Ho trovato anche un’altra ipotesi, che mi piace di più. La Legge di Mosè è proprio il motivo della prova. Esodo 31,18 e Deuteronomio 9,10 dicono che le tavole della legge ricevuta da Mosè sono state “scritte dal dito di Dio” sulla pietra, e questo lo sapevano tutti. Mi sembra perciò che il gesto di scrivere col dito sulle lastre di pietra del pavimento del tempio forse poteva indurre i lettori cristiani a riconoscere in Gesù il nuovo legislatore che col dito ‘divino’ incide la legge nuova, che non cancella quella di Mosè, ma la riscrive, partendo dal principio della misericordia. In ogni caso la misericordia messianica di Gesù è la protagonista del brano. 

Gli accusatori se ne vanno: è lecito pensare che il riconoscimento implicito di essere peccatori sia un timido inizio di conversione? Possiamo sperare che sia stato così. 

Rimasto solo con l’accusata (Sant'Agostino annota: “rimasero la misera e la misericordia”), Gesù si mette in piedi di fronte a lei e la chiama ‘donna’, restituendole il rispetto e la dignità. Nel dialogo la tratta con verità e amore misericordioso, dicendole che ha commesso una colpa grave, ma che lui non la condanna e, dopo averla salvata dalla lapidazione, le offre la possibilità di una vita nuova e piena, lontana dal peccato. La donna così è restituita alla vita e a se stessa, in totale libertà, e con un invito all’amore vero.


SPUNTI PER L'ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA 

  1. Siamo noi, accusati, nel 'mezzo' dell'assemblea per sapere se ci condannano o no. Guardiamo Gesù e pensiamo che forse lui ci può salvare. È l'unica speranza che ci resta. Ci fidiamo e ci affidiamo.
  2. Siamo tra la folla: quanto fastidio ci dà pensare che Gesù potrebbe perdonare i dittatori licenziosi e sanguinari, i trafficanti d'armi, i mafiosi, i politici, i banchieri, i preti e i vescovi pedofili... Abbiamo già le pietre in mano. Che facciamo?
  3. Siamo Gesù e ci chiedono di condannare qualcuno. Cosa scriviamo per terra? Cosa diciamo a chi ci interpella?
  4. «Va’ e d’ora in poi non peccare più». Siamo liberi. Gesù ha fiducia in noi e ci incoraggia a non peccare più. Cosa ne facciamo della nostra libertà e della sua fiducia?


PROPOSTA DI IMPEGNO

Preghiamo per le persone che abbiamo giudicato e condannato.


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